Il giorno 21 maggio 2021 la Gazzetta del Mezzogiorno alla pagina XIV dell’inserto dedicato alle notizie dalla Provincia di Bari ha pubblicato l’articolo qui di seguito (in immagine). Per la natura dello stesso e a tutela del buon nome della Fondazione, il Presidente ha sentito il dovere di inviare al quotidiano locale luna sua nota di smentita su quanto in esso affermato con alcune precisazioni e puntualizzazioni. La stessa è comparsa, rivista e ridimensionata per ovvie ragioni di spazio e di taglio giornalistico, quindi non con la medesima rilevanza concessa all’articolo primitivo, sul medesimo quotidiano, sabato 12 giugno 2021 (pag.X ).

Testo della lettera, qui ne riproduciamo integralmente il contenuto:

Illustre Direttore

In merito all’articolo apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno il 21 maggio u.s, nelle pagine dedicate alla provincia di Bari (XIV), corrispondenza da Acquaviva delle Fonti, a firma Franco Petrelli, titolata a piena pagina:”L’Ex ricovero dei poveri chiede aiuto”, al fine di salvaguardare da una campagna denigratoria la Fondazione “Opere Laiche Palatine Pugliesi”, si puntualizza quanto segue, non senza evidenziare come, nel caso di specie, il legittimo esercizio del diritto di cronaca e di critica è stato attuato in palese violazione dei noti limiti di verità e continenza, ove si consideri che i fatti esposti, le asserite inerzie ed i comportamenti attribuiti sono clamorosamente smentiti dalla ampia documentazione (atti ufficiali, progetti, relazioni, autorizzazioni ministeriali, bandi ecc) immediatamente e facilmente reperibile, specie per un giornalista, perché pubblicata sul sito istituzionale fondazioneoperelaichepalatine.it per la massima trasparenza e diffusione:

Il “ rudere”, come lo chiama l’estensore dell’articolo, è in realtà, un storico immobile, solido e prestigioso, già sottoposto a lavori di restauro della facciata e di interventi strutturali di consolidamento statico, nonché di rifacimento ex novo del tetto dalle solide capriate in legno, effettuati tra il 2003 ed il 2008 (v.Foto prima /dopo)

Quindi non solo la definizione è perlomeno inappropriata, ma non è assolutamente vero, come scritto, che, dal momento della restituzione da parte dell’Ospedale Generale Regionale Miulli (2001- settembre e non febbraio) al legittimo proprietario, l’Ente Opere Laiche Palatine Pugliesi (attualmente Fondazione- DPR 29 ottobre 2010-GU n. 32 del 9-2-2011-), sia stato abbandonato e che nessuno se ne sia occupato. Al contrario, malgrado le pessime condizioni (ne conserviamo ricca documentazione fotografica) in cui, a suo tempo, la struttura fu “abbandonata” dal locatario, si può affermare che non ci sia stata, da tale epoca ad oggi, seduta dei vari Consigli di Amministrazione, prima dell’Ente morale “Opere Laiche Palatine Pugliesi” e poi della Fondazione, che non se ne sia occupata: ne fanno fede i relativi verbali in archivio. Inizialmente l’idea era quella che, una volta messo in sicurezza lo stabile, si potesse affidarne la conduzione ad un soggetto privato, in grado di farsene carico e ristrutturarlo con risorse proprie.

Purtroppo però, malgrado le numerosissime visite e sopralluoghi, nessuno, tra coloro che mostravano interesse, ritenne di poter sostenere un investimento ritenuto evidentemente troppo oneroso. Pertanto il problema del suo riutilizzo rimaneva, e rimane ancora oggi, in capo agli amministratori dell’immobile. I quali si sono imbattuti in molteplici problemi non di poco conto: dalla individuazione di una nuova destinazione d’uso dell’immobile ad una nuova e relativa adeguata progettazione, oltre che alla acquisizione non facile delle risorse economiche-finanziarie necessarie per realizzarla. Pertanto si fu obbligati, e non senza qualche travaglio, a fermarsi alla prima fase dei lavori (2003/2008). Sui tempi d’intervento hanno ovviamente inciso anche quello trascorso per la trasformazione, intervenuta nel frattempo, dell’Ente morale “Opere Laiche Palatine Pugliesi” nella omonima Fondazione.

Qualsiasi attività gestionale fu sospesa, limitata alla normale amministrazione. Sino al settembre 2012, epoca, in cui finalmente quest’ultima diventò operativa. Malgrado tante difficoltà, compresi gli effetti della Pandemia in atto, si ribadisce che la struttura non è mai stata abbandonata. Anzi è sempre stata in sicurezza e continuamente sorvegliata dalla locale agenzia di vigilanza. Ciò malgrado, è pur vero che, per ben due volte, l’ultimo accadimento è recentissimo, è stata violata subendo atti vandalici: Ignoti, notte tempo, si sono introdotti furtivamente ed hanno divelto e asportato i pluviali e le caditoie in rame che erano state ripristinate integralmente nei precedenti lavori di restauro della facciata( fig 1). Gli autori del furto, per portare a compimento la loro nefasta opera, non solo hanno forzato gli ingressi ma hanno spalancato alcune finestre dei piani superiori (fig 2). La relativa denuncia contro ignoti è stata depositata presso la locale stazione dei carabinieri. Nel contempo si è provveduto a riparare, per quanto possibile, i danni provocati. L’immobile comunque verrà a giorni cantierizzato per effetto del relativo bando di gara- importo complessivo 1.643.854,53 euro- pubblicato sulla piattaforma EmPulia (PI006718-21), i cui termini sono già abbondantemente scaduti il 01/02/2021. Pertantosono già in atto tutte le procedure previste relative sia alla assegnazione dei lavori, sia all’affidamento della Direzione Lavori.

A conforto di chi ha così tristemente descritto “le maestose chiome delle due palme, rese opache e secche….”, informiamo che i giardini, per una estensione di mq 7250 (non 3600), sono sempre stati curati e affidati alla manutenzione di ditte specializzate. Quindi quanto affermato non solo non corrisponde alla realtà dei luoghi, ma si sottolinea che:

1) l’area antistante la stazione, che sviluppa 1865,75mq, è concessa in comodato d’uso all’amministrazione comunale sin dal settembre 2013 ed è attrezzata a parco gioco per l’infanzia (sorto peraltro con il significativo contributo di € 49.000 euro della Fondazione)

2) la parte antistante, invece, la centrale via Roma di 1424,70 mq è anch’essa concessa in comodato d’uso alla amministrazione comunale, finalizzata ed attrezzata per le attività estive dell’Associazione “Centro Aperto Polivalente per Anziani” (dal novembre 2015), che, guarda il caso, vi ha svolto, proprio qualche giorno prima la pubblicazione dell’articolo, in condizioni ambientali ottimali, il primo evento stagionale all’aperto.

In conclusione, in merito anche alle altre affermazioni contenute nell’articolo, ci preme sottolineare:

  1. L’immobile Umberto 1° è proprietà e patrimonio inalienabile della Fondazione Opere Laiche Palatine Pugliesi (emanazione del Ministero degli Interni, sotto la cui alta sorveglianza svolge le proprie attività). Come sancito definitivamente dalla sentenza del Consiglio di Stato N. 02789/2019. Al patrimonio del Comune di Acquaviva delle Fonti non è stato sottratto proprio nulla, men che mai l’Umberto 1°. E’ auspicabile invece che le due Istituzioni collaborino,per quanto di reciproca competenza, per ridare un nuovo e rinnovato ruolo e funzione alla struttura, assecondando gli sforzi che in tale direzione si stanno compiendo.
  2. Non esiste il “professor Marcello Carlucci…” (citato per ben due volte).L’episodio, cui si fa inopportunamente riferimento, risale al 2010 (tra ottobre e dicembre) e riguarda un consigliere comunale dell’epoca, il Professor Marcello Carucci e di una sua interrogazione al Sindaco pro tempore, dott. Francesco Squicciarini, a cui fu data adeguata risposta scritta, come dallo stesso espressamente richiesto, da parte del Presidente delle Opere Laiche Palatine Pugliesi, tramite una specifica e dettagliata nota (ovviamente della stessa conserviamo documentazione in archivio).
  3. Infine per quanto riguarda le maliziose quanto suggestive descrizioni :“Entrando ci si sente proiettati in uno scenario post bellico….una cappella esterna, un tempo meravigliosa e suggestiva...Una delle <<ferite>> dell’edificio è lo sfondamento dei solai conseguente alla caduta di alcune pignatte”, ci chiediamo innanzitutto : se, come scritto nella narrazione, la struttura è abbandonata e “sprangata”, come si fa a descriverne scenari che risulterebbero inaccessibili ai visitatori? Da dove derivano le immagini che la corredano? Si è forse scavalcata la storica e intatta recinzione in ferro, alta oltre due metri? Ovvero si è forzato, alla maniera degli ignoti malfattori, qualche ingresso “sprangato”, introducendosi così furtivamente in una proprietà privata? Per quanto ci riguarda, dunque, siamo in grado di smentire categoricamente: a) che esista“uno scenario postbellico”; b) che sia mai esistita una “cappella esterna meravigliosa e suggestiva”. Quei locali che si intravedono dall’esterno, nella parte posteriore all’edificio, cui forse si fa riferimento, sono 3 vani di pertinenza della struttura, che il Miulli utilizzava: l’uno come camera mortuaria, il secondo come lavanderia e l’altro come deposito/garage(quest’ultimo privo della copertura perché, costituito da amianto, è stato per tempo sanificato. L’altare che, attualmente, si trova nel primo ambiente (ex obitorio), di nessuna valenza artistica, vi fu allocato spostandolo dal primo piano dell’edificio dov’era, per motivi tecnico-strutturali afferenti quella specifica progettazione; c) che esista un qualche sfondamento dei solai con cadute di pignatte. Garantiamo all’articolista, e può crederci sulla parola, che gli stessi godono di ottima salute come del resto tutta questa nobile e vetusta struttura che sfida maestosa il tempo e le cattiverie degli uomini. In attesa di una rinnovata migliore fortuna.

Cordiali saluti

Bari, 31 maggio ’21

Michele Virgilio, Presidente Fondazione Opere Laiche Palatine Pugliesi

N.B. Tutte queste informazioni ed altre ancor più interessanti sono reperibili sul nostro sito ufficiale operelaichepalatine.it